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L’Opera

L’arte etnoplastica di Roberto Vanadia

La necessità di riandare con la memoria alle proprie radici, il bisogno della tradizione, trova straordinario interprete Roberto Vanadia che con le sue scene di mestieri e le sue esemplari botteghe ricostruisce puntuali spazi del ricordo con l’acribia del documentarista, traducendo in arte la sua specifica competenza interpretativa della Sicilia preindustriale.
Egli è un artista che, postosi sulla scia dei più illustri “pasturara” siciliani in grado di produrre pregevoli opere presepiali ha, dagli illustri maestri, riportato il grande mestiere della “riproduzione in piccolo”, con le sfumature e i chiaroscuri di un plastico verismo.
Roberto Vanadia è un “cesellatore della memoria”. Il suo “fare artistico” fissa il tempo sottraendo attimi di antica quotidianità alla dissoluzione e consegnandoli alla storia.
Ma il bisogno di testimoniare una cultura al tramonto non è la sola ragione del lavoro di Roberto Vanadia. Le sue opere non si limitano, infatti, alla sola testimonianza. C’è qualcosa di più. La motivazione di fondo non è solo un’esigenza documentativa di tratti caratterizzanti una cultura. La sua non è attività di ricostruzione nostalgica di un tempo ormai passato.
In lui è vivo il desiderio di tradurre in materia la specificità del rapporto tra natura e cultura che lega l’uomo al territorio. E’un legame forte e primordiale caratterizzato dal “fare” dell’uomo che, mosso da primarie necessità, guida il dialogo con gli elementi, la pietra, l’acqua, il fuoco, la terra che, attraverso la genialità e le abilità manuali divengono strumenti d’uso con una precisa funzione da svolgere.
E’ questa la chiave di lettura per meglio comprendere quanto assai importa tante è il “discorso sui mestieri” di Roberto Vanadia oggi, nell’era tecnologica. Tempo in cui gli oggetti non più unici ma costruiti in serie, nono sono più riconosciuti nel loro indissolubile legame con le “mani” , quelle mani che sono state il più importante strumento su cui l’uomo ha costruito la sua storia e la sua umanità.
Vanadia ha saputo infondere nella sua opera un codice artistico innovativo in quanto le sue creazioni, che si sostanziano in ricostruzioni fedeli di usi, modi di vivere, di comportamenti, utensili ed attrezzi del mondo popolare isolano dell’Ottocento, assicurano una funzione documentaria di grande interesse fornendo informazioni, talvolta non altrimenti reperibili.
Tali aspetti hanno motivato la Commissione Eredità Immateriali dell’ l’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana, che, nel recepire la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, approvata dall’UNESCO il 17 ottobre 2003, ad inscrivere nel Libro dei Saperi del Registro delle Eredità Immateriali, “l’arte etnoplastica di Roberto Vanadia”, attraverso la quale l’etnologia dei reperti della cultura agro-pastorale è trasferita nella sfera dell’estetica e la “bellezza” assume, così, le forme della quotidianità e dell’usuale.
Al centro della sua opera è l’uomo nel rapporto immediato con la natura. Attraverso manipolazioni ed abilità manuali, Vanadia gioca la sfida tra forma e materia, tra tradizione ed invenzione, tra natura e uomo, tra natura e cultura in un quotidiano “teatro del fare” e dell’esistere.
Porsi davanti alle sue opere, significa apprezzarle nel loro valore, si artistico, plastico, decorativo ma anche nel loro valore inequivocabile di testimonianza che l’arte di Vanadia non può che agevolare, scegliendo di parlare alla mente attraverso il cuore, per cui la materia plastica si trasforma in alta espressione poetica.