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GLORIA ‘NNI L’ALTU EMPIREU

GLORIA ‘NNI L’ALTU EMPIREU

About Project

GLORIA ‘NNI L’ALTU EMPIREU

DALLE EDICOLE VOTIVE AL PRESEPE

Percorso antropologico nel “Sacro”

Progetto espositivo antropologico elaborato
con la consulenza dell’Università degli Studi di Palermo

” Gloria ‘nni l’altu Empireu” …

(Gloria nell’ alto dei cieli), questi versi tratti dalla Pastorale di Giovanni Battista Campagnola, (versatile e poliedrico genio artistico nato ad Agrigento nel maggio del 1838 ), costituiscono un frammento di un piccolo capolavoro di poesia pastorale e racchiudono l’intenso significato della celebrazione del Natale quale profonda manifestazione della religiosità popolare Siciliana.

Il Natale in Sicilia esprime la sua vitalità di festa del fuoco. Nella notte del 24, Luminari e zucchi (cioè i tradizionali falò) vengono accesi ai piedi delle edicole votive addobbate quasi a riscaldare il Bambin Gesù.
Quest’uso è accompagnato dai suoni e dai canti degli zampognari che attendono la messa notturna insieme con chi, curioso o devoto, si è operato per costruire la grande catasta di legna da ardere.
Abbondanti libagioni sono consumate durante la veglia fino all’alba, mentre gruppi di giovani organizzano grandi grigliate di carne con le stesse braci dei falò.
Il crepitio dei falò è accompagnato dalle note delle
ciaramedde (strumenti a fiato) che erano suonate dai cosiddetti ciaramiddari che eseguivano la novena davanti a piccoli altari sui quali veniva allestito il presepe, alla base di una rappresentazione della Sacra Famiglia.

dalle edicole votive …

Il Natale è vissuto e celebrato come una grande festa del popolo che sente la poesia delle cose semplici, che adora il pittoresco il cui significato sociale si manifesta evidentissimo nella cura affettuosa con la quale sono addobbate le edicole votive la cui decorazione è tradizionalmente completata da rami di aranci e limoni, di alloro e mortella.

Questi altarini detti in gergo locale “figureddi” o “cone” sono quanto di più tipico conservi la tradizione natalizia della Sicilia: una specie di presepe in miniatura o in economia che del presepe ha il carattere e l’intenzione.

Le arance dorate formano un grande semicerchio circondando il quadro e pendono dai verdi ciuffi di foglie, ad esse si uniscono mandarini e fronde di lauro, formando in alto un grande “trofeo” o una enorme grotta in fondo alla quale si scorge l’immagine sacra.

La realizzazione di quest’ affascinante “scenografia” costituisce un vero e proprio evento comunitario largamente partecipato che dà inizio alle celebrazioni delle Novene e che viene offerto da coloro che hanno commissionato la Novena: famiglie e gruppi di vicinato quasi sempre per voto.

Così l’edicola votiva diviene luogo di culto natalizio.

Il Natale è, allora, festa di trepidante attesa: Nove giorni prima del 25 dicembre, sotto ogni edicola votiva, addobbata ad arte, viene preparato un falò, che sarà acceso all’inizio della rappresentazione, attorno al quale ogni sera si riunisce la comunità per celebrare “il rito”.

Gli zampognari, che calzano ruvidi stivali di pelle di bue allacciati, secondo la tradizione, con budella di capra, visibili dai calzoni corti fino a metà gamba, sfilano per le vie sostando dinanzi le edicole votive dove viene celebrata la novena tra canti e giochi.

Le zampogne intonano le nenie natalizie: è la festa; è l’occasione per allontanarsi dalle consuetudini, per abbandonare le fatiche quotidiane e dedicarsi allo straordinario, per avvicinarsi al “Divino” in cerca di conforto e di possibili guarigioni.

E’ la festa per eccellenza, ha in se il valore della pacificazione della riconciliazione e dell’aggregazione comunitaria.

Il rito della Novena si celebra di sera, all’esterno delle abitazioni dove si trova collocata un’edicola votiva, decorata secondo consuetudine con fronde d’agrumi carichi di frutti. Il repertorio comprende canti devozionali. Alcuni sono canti narrativi legati ai temi della Natività e della Passione, all’adorazione dei pastori, alla ninna nanna al Bambino, altri raccontano “storie” di santi e …. la parabola del Figliol prodigo……

I Ciaramiddari (zampognari) e l’orbu (cantore cieco) , giunti ai piedi dell’edicola addobbata animano e dirigono il “rito” con appropriata gestualità, a braccia aperte in postura di omaggio all’immagine sacra verso cui il cantore sta costantemente rivolto.

In un crescendo di coinvolgente partecipazione, la novena diviene preghiera comunitaria che termina festosamente con un ballittu. Mentre ancora riecheggia la musica, i più giovani, accompagnati dalla corale acclamazione “Viva Gesù Bambino”, alimentano il falò che scavalcano più volte dando prova di coraggio e vigore.

Le famiglie offrono, allora, cibi e bevande ai suonatori e a tutti i presenti, e se l’offerta è stata particolarmente generosa si suona ancora.

al presepe

In una assoluta concatenazione di valori, prende corpo il presepe, dove la celebrazione della nascita di Cristo viene incastonata, con assai significativo anacronismo, nella rappresentazione della “Comunità”.

Così, la forma plastica dei personaggi, la scenografia tridimensionale, la rappresentazione delle attività e dei mestieri, della vita di tutti i giorni, divengono uno speciale “palcoscenico umano” nel quale, attraverso le minute ricostruzioni dei cicli e dei procedimenti di lavoro vengono resi espliciti i nessi che legano la dimensione del “sacro” a quella del lavoro; la dimensione della fede a quella della condivisione di valori e di riti largamente sentiti e partecipati dalle comunità contadine della Sicilia pre-industriale.

Così concepito il presepe diviene punto d’incontro tra il “divino e l’umano”; tra la fede e la devozione.

Si tratta di una vera e propria operazione di “recupero della memoria”, talvolta offuscata, dalla quale emerge, comunque, l’uomo e la sua quotidianità scandita dalla preghiera. Affiora un popolo povero e semplice con le sue intuizioni, col bisogno d’interiorità e di dialogo nella preghiera dei semplici.

Date:
8 September 2018
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